“Mettere la testa a posto?”. L’incontro con Tania Holzer

viaggio in moto 22 Giugno 2023 07:00
11 min.

È stato un incontro pieno di significati e di stimoli interessanti quello con Tania Holzer, psicologa e coach. Le sue professioni, come leggerete, sono e saranno il risultato delle molte esperienze – personali e professionali – del suo studio e in generale del suo vissuto.

Se dovesse darsi una definizione cosa direbbe?
Vulnerabilmente coraggiosa, è la definizione che più si addice a chi sono oggi. Una conquista permanente, per una donna che ha affrontato – da protagonista e spettatrice – buona parte dello spettro delle emozioni e difficoltà umane.

Tania Holzer
Tania Holzer

Vuole raccontarci di qualche suo momento?
Come molti, una vita non indolore, la mia. Un’infanzia intrisa di sofferenze, e in mezzo alle mille avventure in età adulta, alcune brutte disavventure tra cui una violenza subita, mi hanno posta infinite volte di fronte ai miei limiti. Hanno provato a nutrire tutte le mie insicurezze.

Immagino l’enorme portato per la sua esistenza…
Mi hanno insegnato a chiamare le cose con i loro nomi, anche quando quei nomi fanno paura. Ma dare il giusto nome alle cose spesso è proprio il primo passo per la risalita. Un vulnerabile coraggio, appunto. Questo è stato anche motore e prodotto di mille esperienze solitarie, un ruolo manageriale nello sfidante mondo delle startup, la genitorialità, e la costante messa in discussione di quelle vocine che mi volevano “più tranquilla”, o “più conforme alle aspettative o agli standard”. “Ma sei sicura? Guarda che è pericoloso/rischioso”; “a un certo punto dovrai pure cominciare ad accontentarti”; “possibile che a 40 anni tu non abbia ancora messo la testa a posto”?  La testa a posto. Mi ha sempre divertita molto questa definizione. Cosa si intende, letteralmente? Come lo manifesti, di avere la testa sulle spalle? Prendendo una laurea, poi mantenendo una professione, mandando avanti una famiglia, pagando le bollette, non dando di matto e andando in vacanza quindici giorni, rigorosamente ad Agosto?

Quindi anche lei “messo la testa a posto”?
L’ho fatto anch’io, per un po’. Ma no, a questa definizione non aderisco più da un pezzo, e per scelta. Non perché la consideri sbagliata, semplicemente non è per me. Perché quella non sono io, non completamente almeno. Eppure la mia testa non è mai stata così “a posto”. Perché non sono mai stata così connessa a me stessa, ai miei bisogni, ai miei valori, alla spinta identitaria che oggi riconosco e lascio fluire, e che guida tutte le mie decisioni. Non più le richieste degli altri, ma le mie, ovviamente tenendo in considerazione tutte le relazioni che sono care al mio cuore, e prendendomene cura.

Lo allarga un po’ il concetto di “prendersi cura”?
Cura è ascolto, attenzione, accompagnamento. Ma la cura parte da me, e di me tiene costantemente conto. E allora oggi ho molto inchiostro sul corpo; i capelli blu; una motocicletta sempre pronta ad essere messa in moto; un orto urbano che sta prevalendo su tutto il mio balcone e punta all’autoproduzione; un paio di scarpe e una tenda da trekking all’ingresso di casa, per cogliere ogni opportunità di esplorazione senza indugio. È la mia risposta alla conformità. Prodotti tangibili del mio ri-conoscermi.

E la professione di Psicologa e Coach?
L’abilitazione alla professione di Psicologa, come rampa di lancio per un percorso di esplorazione interiore ed esteriore, e scoperta di nuove verità. Quindici anni alla guida di team HR internazionali, immersa nel mondo manageriale a guidare e supportare i necessari cambiamenti, valorizzando le dinamiche organizzative e del business al servizio della crescita umana (e viceversa). Il Mentoring di CEO e Manager, di uomini e soprattutto donne dalle unicità travolgenti, e da qui il Coaching, che per me assolve certamente una missione identitaria. Accompagnare i miei partner a scoprirsi, scovare e legittimare il loro, di impulso identitario, identificare nuove soluzioni a problemi vecchi, riconoscere i loro talenti, sbloccare le energie, liberarsi dagli insegnamenti appresi, utili prima ma ora magari non più, e dal giogo dello sguardo sempre fisso sugli ostacoli, che gli impedisce di muoversi liberamente nel mondo, e che (molto spesso) sono tutti nella loro testa. E io questo lo faccio in natura, offrendo sessioni nei parchi o nei boschi, ogni volta che posso. Le persone vengono per risolvere un problema, per superare una difficoltà, per affrontare una sfida, una insoddisfazione, spesso un conflitto. Vengono a capire come gestire lo stress, per generare un cambiamento, per trovare una direzione, per un impulso di crescita, di realizzazione personale, la ricerca di un nuovo equilibrio. A volte desiderano esprimere meglio una leadership, migliorare nella comunicazione, uscire da un’impasse, o dalla procrastinazione. Si parla di fiducia, di relazioni, di capacità, emozioni e convinzioni. Sempre, si definisce un obiettivo. E si persegue, insieme. Riesco a vedere tutto il potenziale inespresso che c’è, intuire opportunità in fondo a strade apparentemente chiuse, e metterlo al servizio dei cammini degli altri. In pratica un piacevole dovere.

Come lo fa accadere?
Tanto studio, esplorazione di nuovi metodi, l’incontro con i Tarocchi come strumento impareggiabile per stimolare pensiero evolutivo, potentissimi emblemi archetipici capaci di portare alla superficie significati, energie e comprensioni illuminanti per i miei clienti. Nessuna divinazione la mia, nessun trucco, nessuna previsione o sfera di cristallo. Grazie ai simboli si esplorano semmai porzioni della mente spesso ignorate, e si trova moltissimo nuovo significato. Oltre alle parole, grazie alle parole. Oggi quindi so abbracciare ogni genere di esperienza ed emozione che i miei interlocutori portano faticosamente con sé, senza farmi sopraffare, e certamente senza giudicare. E sono sempre aperta a nuove scoperte: da me si trova sempre accoglienza. Quando le persone arrivano da me cercano risposte. E nulla è più appagante di assistere a quel magico click, quel momento in cui realizzano (o ammettono) una verità che è capace di rivoluzionare integralmente il loro approccio al problema. Questo click però non è mai frutto di una mia risposta, semmai di una mia domanda. La risposta è in loro. Va solo rivelata.

Quello che voi coach chiamate domanda potente.
Già, una semplice domanda “giusta” ha il potente effetto di illuminare la via. Un percorso che senza nessun dubbio avvicina a sé, rende possibili le cose impossibili, come pochi altri sanno fare. E se possiamo farlo accadere tra gli alberi, nutrendo e nutrendoci di questa potente sinergia con la nostra terra, perché rinunciare? Male che vada, sarà stata una nuova esperienza. Io, questa, la chiamo libertà!