Dal successo al coaching. A confronto con Carla Bellavia

12 Giugno 2019 11:32
6 min.

Dal coaching al successo, passando per le sfide in azienda, questi sono i temi del nostro incontro con Carla Bellavia, appassionata di persone ed organizzazione e dell’impatto della cultura digitale sul mondo del lavoro e attualmente Direttore Risorse Umane e Organizzazion in Groupama Assicurazioni. Napoletana, studi universitari in Scienze Politiche, presso la Luiss e la London School of Economics e Master in Counselling della Scuola Italiana di Analisi Transazionale.
Dopo una prima esperienza in Renault Italia, consolida un percorso in ambito Risorse Umane in Abbott e quindi in General Motors, prima come HR Director di Opel Italia, di cui curerà l’integrazione con gli altri marchi del gruppo, Saab e Chevrolet, quindi dal 2002 assume l’incarico di Human Resources Director Southern Europe.
Con lo stesso ruolo completa l’esperienza nell’Health Care con il gruppo CR Bard per un biennio e nel 2011 approda in Groupama Assicurazioni.

Quali sono le sfide più importanti che oggi si trova a gestire?
Nella mia azienda sono due, strettamente connesse tra loro: quella demografica, che ci pone di fronte alla necessità di ripensare politiche e pratiche HR rivolte ad una popolazione eterogenea nella quale convivono over 55 e giovanissimi, con esigenze ed una visione del mondo e del lavoro in alcuni casi molto diversa, e la trasformazione digitale, che impone ritmi di cambiamento, innovazione nelle competenze e nuovi approcci al lavoro. La combinazione delle due si traduce in un vero e proprio cambio di paradigma, richiede un cambio di mindset importante per tutti gli attori in gioco, nuovi strumenti, un diverso modo di concepire il luogo e l’ambinete di lavoro, il rapporto capo-collaboratore, la relazione con l’HR.

Digital transformation e coaching: che connessioni vede?
Sono convinta che il coaching sia lo strumento più indicato ad accompagnare manager, collaboratori e team nel cambiamento, proprio per le sue caratteristiche: è un intervento di sviluppo, personalizzato, responsabilizzante, si adatta al contesto, è flessibile, lavora per obiettivi. Con i nuovi strumenti, tra i quali annovero anche la vostra piattaforma, anche i limiti alla sua applicazione, tipicamente il costo elevato ed un utilizzo diciamo “elitario” elettivo, potranno essere superati.

Quali sono stati gli elementi chiave per il successo?
Probabilmente due fattori emotivi, ed uno organizzativo: l’autenticità nell’interpretare il mio ruolo aziendale in modo personale, aperto alle persone ed alle possibilità, ed il piacere che provo nel fare il mio lavoro. A livello organizzativo, sono una pianificatrice, da moglie, mamma e manager ho imparato che per giocare su più tavoli bisogna avere chiaro il percorso da fare per gestire le tappe anche in modo asincrono, accettare l’imperfezione e valorizzarla. Infine, l’ironia: ti salva la vita.

Un’ultima domanda prima di congedarci e ringraziarla per il suo tempo e la sua disponibilità: che consigli darebbe a chi si avvicina al coaching per la prima volta?
Credo che la sintonia tra coach e coachee sia molto importante per il successo di un percorso, quindi il coach va scelto con cura. I ruoli e gli obiettivi devono essere chiari, se il coaching come spesso avviene è promosso in ambito aziendale è fondamentale la fase di definizione del “contratto” anche a tre voci perché sia possibile misurarne l’efficacia. Ed è comunque un “regalo”!