Questa settimana siamo a colloquio con la coach Maria Luisa Molajoni. Oltre a parlarci della sua professione e di mindfulness, affrontiamo con lei il tema giovani e il sostegno che si può dare loro.
A colpirmi più di altri aspetti della sua biografia è il riferimento all’aiuto ai giovani. In questo periodo è più che mai importante impegnarsi per sostenere i ragazzi nella ricerca di senso per il loro futuro professionale. Da dove nasce questo orientamento?
Durante il mio percorso professionale ho sempre dedicato attenzione alla famiglia e spesso anche a sostenere, negli anni della scuola, le ragazze ed i ragazzi che frequentavano la nostra casa.
Mi anima la passione educativa, e poter contribuire al patto educativo famiglia-scuola-università.
Oggi i ragazzi sono disorientati dall’incertezza creata dalla pandemia e guardano al futuro con tanti dubbi, talvolta attratti dai modelli di successo facile suggeriti dai social, ma altre volte sconfortati dal non riuscire a vedere una direzione chiara per il loro futuro. Come coach vorrei aiutarli a dare forma a tutta la loro energia e bellezza, perché possano trovare la strada che li porti a fiorire nel loro percorso di studi e nella loro professione del futuro, che in molti casi oggi ancora non esiste, perché affidata all’innovazione. Questa stessa motivazione mi ha portata ad avviare un progetto di coaching nel settore delle Startup, per supportare i giovani imprenditori nello sviluppo di attività innovative e basate su un proposito di eco-sostenibilità.
Veniamo al senso del coaching per lei. Se dovesse suggerire una frase, un’indicazione, un evento che lo possa rappresentare per lei cosa sceglierebbe?
Farei riferimento ad un breve passo tratto dal libro di Olga Chiaia -psicologa e saggista- in “Il bello di uscire dagli schemi”:
«Cerchiamo il nostro centro, lì risiede la sorgente dell’identità, oltre ogni pensiero, al di là di ogni condizionamento, paura, desiderio. Proprio in quel centro c’è il punto da cui emerge il futuro.»
Quindi, …
Il coaching è una rivoluzione del pensiero. Un cambiamento dei punti di vista sulla realtà, un attivatore di energia che conferisce senso e direzione alla tua vita.
Il coaching è anche una partnership: c’è il coach con il suo bagaglio metodologico, ma c’è soprattutto il coachee che intraprende un cammino verso nuove mete e che nel percorso si spoglia di vecchi abiti per indossarne di nuovi, più adatti per scegliere con agilità quale strada prendere ai diversi bivi che incontrerà sul suo cammino.
Nel coaching si cammina insieme, si cresce co-creando le soluzioni più adatte al raggiungimento degli obiettivi del coachee, nel rispetto e valorizzazione della sua unicità e bellezza.
E prima del coaching qual è stato il suo percorso professionale?
Dopo aver lavorato diversi anni in una grande azienda, nella progettazione organizzativa prima e poi come responsabile dello Sviluppo e della Comunicazione Interna, ruolo in cui ho seguito progetti di comunicazione integrata e di People engagement, sono approdata in una piccola impresa in un settore tecnico e commerciale B2B. Qui ho affiancato l’AD e la squadra dei venditori, nella gestione del personale, marketing on line, amministrazione e finanza, sino all’incorporazione dell’azienda in un Gruppo internazionale.
Ma poi il fatto che ho sempre amato supportare i collaboratori nel proprio sviluppo personale e professionale mi ha spinto a voler acquisire ancora una volta competenze differenti e il coraggio di lasciare andare la sicurezza del posto di lavoro, per occuparmi a tempo pieno di coaching e consulenza. Come “leader coach” avevo già fatto esperienza sul campo per aiutare l’azienda e i collaboratori a reggere la concorrenza nel periodo difficile della crisi.
Cosa sente di poter dare ai coachee che si rivolgeranno a lei da oggi?
Ho lavorato in questi ultimi anni con professional, managers, imprenditori e studenti del mio network professionale. Vorrei perciò rispondere con i feedback che ho ricevuto da loro, e che conservo tra i più bei doni degli ultimi anni.
Ho spesso visto fiorire queste persone nel loro nel percorso professionale: alcuni hanno trovato un nuovo lavoro, più corrispondente alle loro caratteristiche e desideri, altri hanno sviluppato nuovi approcci di comunicazione per conseguire i propri obiettivi di carriera, altri ancora hanno fatto crescere la loro impresa, gli studenti hanno compreso come meglio costruire il loro percorso di studi.
Mi hanno detto che quello che più hanno imparato dal coaching è a guardare alla loro situazione da più punti di vista, ad avere più fiducia in sé stessi, più coraggio per superare gli ostacoli e maggiore propensione a sperimentare nuove strade per realizzare i loro obiettivi.
Dai miei appunti leggo di esercizi di mindfulness: come si concilia questo con il dinamismo che trapela dalla sua storia, anche imprenditoriale?
Ben detto! La mindfulness è stata proprio la scoperta più interessante che ho fatto per migliorarmi in alcune aree da rinforzare. Volevo imparare ad essere sempre più centrata e presente e ad elevare le mie skills di ascolto come coach, e ad imparare a dosare ed equilibrare la mia energia per migliorare le performance.
Per questo pratico quotidianamente la mindfulness, sia in modo formale che informale, nonché in gruppo con la guida di un esperto. Talvolta la propongo nelle sessioni di coaching come esercizio per centrarsi ed entrare nella sessione in modo più graduale e consapevole, conscia del fatto che si tratta di una pratica diversa dal coaching, ma certamente complementare.
Quali sono le sue passioni?
Cucinare a modo mio, partendo dagli ingredienti della tradizione mediterranea, ma esplorando anche nei sapori e profumi d’oriente.
Amo passeggiare in montagna e nei parchi. Amo diversi generi di musica e ballare. In questo periodo provo ad allenarmi “on line”, anche se non è bello come in presenza. Quando mi alleno nel ballo di gruppo esco anche un po’ dalla mia zona di confort… ci vuole molta concentrazione per seguire i passi ed andare a tempo con la musica e con il maestro, e questo mi stimola ad essere più recettiva ed attenta ai passi degli altri e alle mie possibilità di espressione. La creazione di piccole coreografie al tempo di melodie sempre diverse è quanto di più divertente ci possa essere: co-creare un qualcosa di bello che coinvolga mente, emozioni e corpo….proprio come accade nel coaching!
Mi piace molto anche coltivare l’inglese, esplorando contemporaneamente cosa si fa all’estero sulla mia professione e per questo pratico il peer coaching con colleghi di tutte le nazionalità.
Per concludere allora, come definirebbe la sua mission come coach?
Il mio proposito come coach è che ciascuna persona possa sprigionare pienamente talenti e visione, per realizzare al meglio i propri obiettivi e contribuire alla creazione di organizzazioni positive e sostenibili, incentrate sul benessere delle singole persone e dei Teams.
Questa dichiarazione racchiude il mio sogno che la cultura del coaching possa produrre nel tempo dei cambiamenti rilevanti nelle organizzazioni e nella società, contribuendo ad una causa molto più grande che è quella indicata dai Nobel Goal dell’agenda ONU 2030, che rappresentano oggi il faro per chi crede nello sviluppo delle persone e delle organizzazioni per creare un mondo più sostenibile, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie. La piattaforma Doyoucoach va sicuramente in questa direzione.