Nella conversazione di oggi abbiamo coinvolto la coach e mental coach, presente sulla piattaforma Doyoucoach, Monica Nali che ci aiuterà a comprendere del perché del coaching, di cosa significa affrontare il cambiamento e di quali strumenti dobbiamo avere per raggiungere il successo nei nostri obiettivi.
Quando parli della tua storia fai riferimento all’importanza della multiculturalità, del grande valore della diversità, dell’interagire con persone e mondi diversi. Quanto e come ti ha aiutata nella tua crescita personale e professionale?
Ho avuto la fortuna di muovere i primi passi oltreoceano, in un contesto frequentato da persone provenienti da tutte le parti del mondo. La ricchezza stava proprio nello scambio di mondi, di vedute, di culture, di abitudini, di sapori, di suoni, … e l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Questo mi ha portato a sviluppare una spiccata capacità relazionale, che non è da confondere con la capacità di networking. Non intendo tanto questo, quanto la capacità naturale e autentica di tendere verso l’altro.
In cosa si manifesta? Nel prediligere la condivisione e il gioco di squadra come modo ideale per vivere la sfida professionale e non solo; nel cercare e nel valorizzare la diversità in quanto indispensabile per arricchire la prospettiva; nell’esercitare l’ascolto attivo per comprendere a fondo chi ho di fronte e sintonizzarmi con la sua frequenza.
Tutte caratteristiche che mi hanno aiutato soprattutto a costruire relazioni forti nel campo personale, a gestire team e fare empowerment in campo professionale.
Per stare ad una domanda da coach: qual è il tuo Perché?
La mia passione per il coaching nasce dai bisogni che hanno caratterizzato il mio percorso formativo e professionale. Ci sono stati momenti in cui non ho avuto la capacità di dedicare le giuste energie nel definire il mio obiettivo, nell’individuare le risorse che potevo mettere in campo, per comprendere la giusta motivazione che dettava i miei passi in quel momento.
Quindi se tornassi indietro…
Guardandomi indietro, rispetto ad alcune decisioni non cambierei una virgola; rispetto ad altre, mi doterei di una consapevolezza piena e cambierei il mio approccio. Il mio desiderio è pertanto di mettere a disposizione, di chi vorrà aprirmi la sua porta, la competenza di coach, quella che a me è mancata durante la mia esperienza, per aiutarlo a gestire al meglio una delle tante fasi di cambiamento che la vita ci riserva. Il cambiamento è un elemento strutturale della vita di oggi e il coaching, come lo sarebbe stato per me, può essere il compagno di viaggio ideale per molti.
Quando parli di cambiamento come elemento strutturale della vita, cosa intendi?
Sempre più spesso ci troviamo a confrontarci con una realtà in continua evoluzione, dove i punti di riferimento sbiadiscono, dove il nostro bagaglio sembra perdere di utilità, dove è necessario essere flessibili, agili e abili ad adattarsi e adattare le nostre competenze, il nostro sapere, il nostro modo di essere. Il cosiddetto mondo VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity & Ambiguity, ndr).
Nel vecchio paradigma era sufficiente una singola «dose» di istruzione, con eventuali «richiami», per poter attivare un percorso professionale dalla durata di circa 40 anni. In un mondo caratterizzato da bassa dinamicità, si aveva il tempo di apprendere conoscenze e competenze, imparare un mestiere e utilizzare quella formazione per tutto il corso della carriera. Alla fine di una lunga carriera, una meritata pensione come premio di una vita. Il successo si misurava attraverso Skills predefinite e il livello di conoscenza rispetto a ciò che già esisteva. Un percorso comune a molte persone, che creava vere e proprie identità professionali talmente ancorate nella persona da impattare talvolta sulla propria autostima e renderle molto difficile immaginare nuovi ruoli. Un forte orientamento all’efficienza, un contesto dove dovevano essere acquisite delle competenze per svolgere un lavoro.
Oggi è tutto molto diverso. Una singola «dose» di istruzione non è più sufficiente in quanto ci si trova coinvolti in un percorso di carriera a spirale, immersi nella necessità di scoprire e reinventarsi continuamente. L’informazione arriva con un flusso continuo ed è necessario essere in grado di assimilare. Di fronte ad una aspettativa media di vita che è aumentata in maniera consistente, da un lato si è dilatata la fase lavorativa, dall’altra si è allungata anche la fase pensionistica, che rimane comunque un periodo della vita professionalmente e socialmente più attivo che nel vecchio paradigma. Il successo si misura attraverso la capacità di resilienza, la capacità di imparare e di adattarsi per creare nuovo valore. Un forte orientamento allo sviluppo di competenze per mantenere rilevanza nell’ambito professionale, un contesto dove, attraverso il lavoro, si ha accesso ad una formazione continua. Ed è proprio in questa dimensione che il coaching è un valido percorso per mettere la persona nelle condizioni di sfruttare al meglio il cambiamento.
Cosa significa per te essere coach?
Tornare all’essenza della mia persona. Mi spiego meglio. Sfruttando la teoria degli Archetipi (per chi fosse interessato ad un approfondimento, consiglio la lettura di Risvegliare l’eroe dentro di noi – Dodici archetipi per trovare noi stessi, C. S. Pearson, 1992), potrei dire che i due archetipi presenti da sempre nella mia vita siano stati l’Angelo Custode da un lato, il Guerriero dall’altro. L’Angelo Custode teso all’ascolto, al supporto, all’accettazione, al rispetto; il Guerriero con il coraggio, la disciplina, il rispetto, l’affidabilità, la dignità e il senso dell’onore. Tutte caratteristiche valoriali che trovano la loro espressione nell’essere coach.
La scorsa estate i successi di alcuni atleti italiani nelle manifestazioni sono stati anche attribuiti al lavoro fatto con Mental Coach. A tratti mi sembra che la si indentifichi come una soluzione quasi salvifica anche per certe modalità pubblicizzate. Ci spiega meglio in cosa consiste fare Mental Coaching e quando e perché farla?
Il Mental Coach Timothy Gallwey (considerato il fondatore del Coaching professionale moderno) diceva: “C’è sempre un gioco interiore in corso nella nostra mente. Il modo in cui lo affrontiamo è quello che spesso fa la differenza tra il nostro successo e il nostro fallimento!”
Nella vita, ogni partita è composta di due parti: una esteriore (quella che si gioca con un avversario esterno) e una interiore (quella che si svolge nella mente del giocatore). La sfida interiore è spesso più ardua della partita che dobbiamo giocare fuori: il nostro avversario è prima di tutto quello dentro di noi, poi c’è quello che incontriamo sul campo di gioco nella vita. L’avversario esterno è in realtà un alleato, nella misura in cui ti spinge oltre i tuoi limiti.
Il Mental Coaching supporta l’individuo nel raggiungimento dei propri obiettivi grazie anche allo sviluppo di abilità mentali.
Ad esempio, la visualizzazione, per creare immagini nitide dei risultati desiderati in modo da vederli e sentirli e facilitarne il raggiungimento.
La storia racconta di un militare americano che praticava golf a livello professionistico. Un giorno, durante la guerra in Vietnam, venne catturato e rimase in prigione per cinque lunghissimi anni in una cella piccolissima. Non potendosi allenare fisicamente e per non perdere il suo equilibrio mentale, decise di allenarsi a golf mentalmente, visualizzando sé stesso che giocava in un campo sempre diverso. Palla dopo palla, buca dopo buca, continuava ad allenarsi senza sosta, ricostruendo ogni piccolo dettaglio: le voci della folla, il rumore del vento, il fruscio degli alberi, l’odore dell’erba bagnata. Ogni singolo giorno viaggiava con la sua mente lungo il percorso delle 18 buche. Quando venne finalmente liberato, gli fu proposto di fare una partita tra amici. Fisicamente non era in forma ma riuscì a giocare lo stesso. Soprattutto non aveva perso la cosa più importante: il suo swing e il suo equilibrio mentale.
Altra risorsa importante da sviluppare, la concentrazione rilassata, ovvero la capacità di focalizzazione per rimanere nel qui e ora, affinché la mente si concentri solo sugli elementi essenziali per la massima performance. La concentrazione riduce l’ansia, essendo abitualmente l’ansia generata dall’incertezza su quanto può̀ succedere nel futuro. Agire in modo consapevole favorisce l’apprendimento.
E ancora, la gestione del Dialogo Interno, affinché possa trasformarsi da depotenziante a potenziante. Il nostro passato influenza il nostro Dialogo Interno e la cornice in cui collochiamo quello che ci accade. Il Dialogo Interno ha un impatto enorme sulla nostra vita: indirizza emozioni, sogni e decisioni. A influenzarlo, le nostre convinzioni, gli schemi mentali, l’educazione ricevuta e le persone che ci circondano.
Tutte abilità che potenziano le risorse che l’individuo può utilizzare nel suo percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo.