Mondi che s’incrociano fino al coaching. Intervista a Chiara De Leonardis

bosco 30 Maggio 2023 07:30
13 min.

Una storia umana e professionale di assoluto interesse quella di Chiara De Leonardis. Un’intervista generosa e di insegnamento che ci aiuta a capire quanto rilevante e fondamentale sia, nelle esistenze individuali, l’incrocio e lo scambio tra i due mondi, quello delle esperienze personali e di quelle lavorative.

Chiara De Leonardis
Chiara De Leonardis

Ti sei sempre occupata di coaching o hai un background professionale diverso?
Ho alle spalle un percorso professionale da producer di media che mi ha dato l’opportunità di sviluppare importanti capacità come la gestione dello stress e del tempo, abilità organizzative e di pianificazione, il saper raggiungere l’obiettivo prefissato con le risorse a disposizione e la capacità di risolvere i problemi valutando approcci alternativi e soluzioni creative.
La mia formazione universitaria invece ha arricchito enormemente il mio bagaglio culturale. Sono laureata in lettere ad indirizzo Spettacolo con una tesi sul rapporto tra cinema e letteratura e nel mio percorso di studi ho avuto l’occasione di scoprire quanto un film, un libro, un’opera teatrale o qualsiasi altra opera d’arte possano ispirarci donandoci spunti di riflessione e accompagnandoci nella nostra crescita personale facendo da specchio alle nostre emozioni.

Come è avvenuto il tuo incontro con il coaching?
Sono approdata nel mondo del coaching dopo una lunga ricerca di una professione che unisse le mie passioni, i miei talenti e il desiderio di aiutare le persone facendole sentire in armonia con loro stesse e con il mondo. Ho faticato a trovare il mio posto nel mondo. Ho fatto tanta gavetta, ho lavorato all’estero e ho cambiato tanti posti di lavoro, capi, colleghi, case, città. Ogni volta mi sono riadattata a nuove realtà, nuovi team e nuove mansioni.
Mi sono chiesta varie volte cosa volessi fare davvero nella vita, mi sono sentita spesso inadeguata in contesti lavorativi che non rispecchiavano la mia vera natura e quello che desideravo davvero.
Una volta ho lasciato tutto e sono partita per un campo di lavoro in India. A volte rimanevo senza lavoro per mesi e cercavo di rincorrere il settore che offriva più opportunità senza ascoltarmi e chiedermi se era quello che volevo davvero finendo ogni volta per non ottenere successo perché mi mancava una direzione chiara.
Ho cominciato quindi ad interessarmi di crescita personale, leggevo articoli e libri e poi provavo a mettere in pratica alcune strategie. Visualizzavo e disegnavo nella mia mente e su carta come volevo fosse la mia giornata ideale e quali attività desideravo facessero parte della mia routine ma non sapevo ancora dare un nome alla mia visione, al mio scopo. Poi come di solito succede, quasi per caso ho incontrato il Coaching e non l’ho più lasciato. Ho intrapreso la mia formazione di Coach mentre lavoravo a tempo pieno, ho concluso il Coaching Master Program presso Gema Business School a Roma nel 2019 e da allora non ho mai smesso di formarmi e di studiare.

Cosa ti ha spinto invece a formarti come Medical Coach?
Ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire ricevere una diagnosi di malattia, affrontare delle terapie mediche impegnative e cosa significa convivere con una malattia cronica. Dopo la diagnosi ho provato a dare un senso a quell’evento che era piombato nella mia vita mettendola letteralmente in pausa. Cercando un supporto per lavorare su me stessa mi sono chiesta se esistesse un approccio di coaching per persone che soffrivano della mia patologia. In Italia questo terreno è ancora inesplorato e così solo dopo varie ricerche sono venuta a conoscenza della formazione come Medical Coach erogata dal Medical Coaching Institute. Mentre affrontavo le terapie seguivo il Master online e in quel momento avevo due obiettivi: uscire dalla crisi medica e diventare Medical Coach per aiutare chi come me si trovava a dover fare i conti con un evento imprevedibile come una malattia oncologica.
Durante la formazione ho provato io stessa come coachee le tecniche di Medical Coaching e ho trovato il sostegno che cercavo per affrontare le sfide di quel momento difficile della mia vita. La mia motivazione nel portare avanti la formazione cresceva sempre di più. Dopo quasi un anno e mezzo di studio e di tirocinio ho conseguito la licenza di PMC (Professional Medical Coach). Sono una delle poche in Italia ad essersi formata con questo metodo e per me è stata una soddisfazione enorme trasformare le avversità di questa sfida nella mia missione di vita: aiutare e sostenere altre persone come me affinché diventino a loro volta testimoni che è possibile trovare un altro modo di mettersi in relazione con la paura e con il dolore e tramutando un evento avverso in una possibilità di crescita. Mi rendo conto che accettare un avvenimento come una malattia e lasciar andare quello che non possiamo controllare sentendosi chiamati ad evolvere è un atto radicale di scelta ma posso assicurare che per me è stato possibile e che ne vale la pena!

 

Cosa ti ha insegnato l’esperienza della malattia?
Mi piace dire che la malattia è stato il mio maestro “scuro” e proprio come una insegnante molto severa vuole solo il bene del suo allievo e lo spinge a tirare fuori il meglio di sé. Certo ci sono stati dei momenti difficili ma è proprio grazie alle difficoltà che ho potuto mettere in campo tutte le mie risorse e ho imparato ad indossare un altro paio di occhiali per guardare la realtà eliminando il superfluo e tenendo con me solo quello che ritengo importante. A volte mi sento così grata di aver avuto la possibilità di guardare da un’altra prospettiva la vita e il mondo! Quello che dico può sembrare contraddittorio ma la malattia ti getta nel caos assoluto e allo stesso tempo diventa un’occasione per creare ordine, ristabilire le priorità e avere obiettivi chiari riguardo al tuo scopo di vita. Per lo meno questa è la mia esperienza che naturalmente può essere diversa e unica per ogni persona.

Qual è il tuo sogno come Medical Coach? Come vedi il futuro del Medical Coaching?
Il mio sogno più grande è creare un team di Medical Coach italiani per introdurre il Medical Coaching negli ospedali come prestazione erogata dal Sistema Sanitario Nazionale e affiancarlo così al supporto di psiconcologia. In questo modo il paziente può avere a disposizione entrambi i supporti ricevendo il maggior sostegno possibile e allo stesso tempo si verrebbe a creare una sinergia tra i due approcci e una sana collaborazione tra Medical Coach e Psicologi in nome del benessere interiore del Cliente e/o del Paziente. Pur essendo consapevole che la strada è lunga e piena di ostacoli ci credo tanto e sto portando avanti dei progetti in nome del mio sogno!

Cosa fai per ricaricarti nel tuo tempo libero?
Lavoro molto con i miei clienti su questo aspetto, soprattutto con Caregiver sottolineo l’importanza di trovare dei momenti per sé stessi per ricaricare le energie ed occuparsi del proprio benessere. Per questo mi piace coltivare la mia spiritualità intesa nel suo senso più ampio e non solo religioso ovvero dedicarmi dei momenti in cui mi fermo, mi riconnetto con me stessa e provo ad ascoltarmi. Lo faccio con le meditazioni guidate, le pratiche di mindfulness e respirazione oppure con il bodyscan.
Mi piace anche rilassarmi con lo yoga nidra, l’aromaterapia e scrivendo sul mio diario. Durante il weekend invece amo viaggiare per scoprire posti nuovi e la loro storia oppure stare a contatto con la natura facendo camminate nei boschi.