Si potrebbe pensare che il mondo delle emozioni sia appannaggio tipico del life coaching, e quindi dei temi legati alla sfera personale della propria vita.
In realtà sia negli studi teorici che nella pratica del coaching la conoscenza e l’esplorazione delle emozioni evidenziano il ruolo essenziale che esse svolgono anche nella regolazione delle scelte economiche in senso ampio, dall’allocazione delle risorse finanziarie alle scelte strategiche di sviluppo del business.
Sotto il profilo teorico, ad esempio, sono noti gli studi di Daniel Kahneman, psicologo vincitore del Premio Nobel per l’economia del 2002, che ha ripreso e rafforzato, a partire dalla fine degli anni ’70, il filone della finanza comportamentale, cioè agli studi che dimostrano come le scelte in campo finanziario siano guidate da spinte emotive, in contrapposizione alle teorie economiche classiche dell’homus economicus, guidato nelle sue scelte esclusivamente dall’analisi razionale dei mercati.
Cosa sono le emozioni?
Da un punto di vista etimologico emozione, come sappiamo, proviene dal latino emovere, cioè spingere all’azione; una spinta che proviene dall’interno o dall’esterno (e rielaborata psichicamente) che ci porta ad agire, cioè a modificare il nostro posizionamento rispetto al contesto esterno.
Oltre alla funzione adattiva, tuttavia, le emozioni assolvono anche ad un ruolo sociale (rendono consapevoli gli altri del nostro stato d’animo) e motivazionale, cioè ci spingono a ripetere o evitare determinate esperienze; inoltre, supportano i meccanismi di memorizzazione ed apprendimento, come tutti abbiamo sperimentato.
Naturalmente le emozioni sono state ampiamente studiate in psicologia; in questa sede possiamo possiamo limitarci a richiamare gli studi di Charles Darwin ripresi da Paul Ekman sulle emozioni di base, cioè comuni a tutti gli esseri umani (paura, rabbia, gioia, sorpresa, disgusto, tristezza) al modello teorico di Robert Plutchik che accoppia 8 emozioni di base che combinandosi ne generano altre diverse per caratteristiche ed intensità, per arrivare a Daniel Goleman ed ai suoi studi sull’intelligenza emotiva.
Quale ruolo giocano le emozioni in una sessione di coaching?
Il tema delle emozioni è richiamato esplicitamente dalle competenze della Iinternational Coaching Federation (ICF) in diversi momenti. Il coach, ad esempio, è chiamato a prepararsi alla sessione anche emotivamente, a “gestire” le proprie emozioni e “lavorare” con quelle del coache, ad “osservare, riconoscere” ed “esplorare” le emozioni del coachee nonché a notarne le “dinamiche”.
A cosa serve esplorare le emozioni del coachee se alla fine ciò che sembra servire è un bel business plan?
Innanzitutto, l’esplorazione delle emozioni serve a chiarire i reali obiettivi, ciò che si vuole veramente rispetto al nostro progetto di vita o professionale. Ciò vale anche, ed a maggior ragione, nello sviluppo del business; un approccio esclusivamente cognitivo infatti potrebbe risultare limitante nelle spinte motivazionali e quindi rendere meno chiari gli obiettivi e meno efficaci le azioni.
Nella prima fase della sessione, quindi, il coach supporterà il coachee nell’approfondimento delle sue motivazioni ad agire e dei suoi valori; cosa lo appassiona, cosa lo muove, cosa gli fa distinguere le cose importanti per lui da ciò che è marginale? Quale è lo “scopo ultimo” del coachee, il suo “purpose”? Le emozioni coloreranno e potranno dare forza rispetto ad un approccio meramente economicista.
Scendendo ad un livello più operativo, e cioè alla definizione di obiettivi specifici, ancora una volta la connessione alle emozioni si rivela significativa; è importante, infatti, legare l’obiettivo all’emozione che il coachee riterrà di provare al raggiungimento dello stesso. Ciò costituirà una sorta di ancoraggio, un richiamo forte all’obiettivo ed alle motivazioni emotive sottostanti. Quale emozione proverai al raggiungimento del tuo obiettivo? Domanda che spinge il coachee a riflettere ad un livello più profondo rispetto alla mera definizione del target finale e che lo supporta anche nell’identificare e verbalizzare, quindi esprimere e costruire, le emozioni positive di riferimento.
Da ultimo, ma non meno rilevante, il tema delle emozioni va affrontato in termini di possibile ostacolo al raggiungimento degli obiettivi. Ad esempio rabbia, ansia, tristezza, paura, possono costituire altrettanti ostacoli nel percorso; come potrebbe sostituirle il coachee? Come può trasformarle in spinta propulsiva verso i propri obiettivi di business? Come incidono queste emozioni su ricavi e costi?
Cosa succede “sul campo”?
Nel business coaching, per quanto riguarda la mia esperienza, esiste una possibile “trappola” e cioè che il tema delle emozioni venga visto come marginale rispetto allo scopo, che è tipicamente quello di avviare o potenziare attività commerciali, riorganizzare processi, acquisire e sviluppare nuovi clienti.
La tendenza del coachee potrebbe essere, infatti, quella di concentrarsi sulla definizione di obiettivi quantitativi specifici o saltare in velocità verso il piano di azione; una resistenza ad esplorare il mondo interiore può essere superata solo se nella fase di costruzione del rapporto si è instaurato un clima di fiducia reciproco tra coach e coachee.
Questo tema è, a mio avviso, ancora più presente nel business coaching, dove retaggi culturali e credenze consolidate potrebbero fornire un solido substrato alla contrapposizione “o emozioni o razionalità”, anziché all’approccio che amplia le prospettive di “emozioni e razionalità”.
Va offerta al coachee, con gentilezza ed in modo non invasivo, una prospettiva ulteriore, che starà a lui decidere di cogliere o meno, cioè che il mondo delle emozioni può arricchire di opportunità anche inaspettate il suo business, spostando il suo lavoro interiore verso un cambiamento profondo dal piano del fare a quello dell’essere.
Michele
Approfondimenti
Intelligenza emotiva – di Daniel Goleman ed 2011
Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste – di Paul Ekman 2010
Atlante delle emozioni umane. 156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai – di Tiffany Watt Smith 2017
Inside Out – Pixar animation 2017