Ma il coaching “scotching”?

10 Giugno 2019 07:09
5 min.

“Ancora!!!…abbiamo capito non si vive senza coaching…“,
è come lo scotch…e i formatori lo sanno…
“non si può fare aula senza un rotolo di scotch nella borsa degli strumenti, altrimenti come attacchi tutto ciò che si produce?”

Osservare la produzione degli elaborati prodotti in aula ti permette di osservare le cose da un altro punto di vista.
Focalizzi il pensiero portandolo a terra, integri la dinamica relazionale/emotiva con la produzione ideativa. In altre parole, acquisisci consapevolezza.

Il coach, come lo scotch, durante il primo incontro appende i quadri abbozzati dal proprio coachee affinché lui li possa osservare, avvistando la meta che vuole raggiungere.
È l’inizio di un cammino a tappe costellato da passi che si “attaccano” progressivamente ai passi successivi.

Uso non a caso il termine attaccano, riferendomi proprio al processo di attaccamento, soprattutto quando il coach lavora su comportamenti legati allo sviluppo della leadership.
Il capo infatti – come proposto dalla teoria della leadership trasformazionale – è colui che aiuta i propri follower a crescere.
Così come fanno le figure di attaccamento in età evolutiva, crea occasioni di sviluppo personale e professionale, facilita l’apprendimento e l’assunzione di nuove responsabilità.

Si apre a questo punto un nuovo quesito nella pratica del coaching: “quanto della modalità appresa di relazionarsi agli altri entra in gioco nel consolidare uno stile di leadership efficace?”.
Le esperienze personali confluiscono in rappresentazioni mentali di sé e degli altri e strutturano gli Internal Working Model (IWM).
Compito degli IWM è quello di fare da filtro nel processo di elaborazione delle informazioni. Attivano i processi pregiudiziali di attenzione, di percezione e di memoria selettiva, e definiscono modalità e comportamenti attraverso i quali gli individui gestiscono le relazioni in età adulta.
Più il coach fa da pungolo nel far emergere gli IWM del coachee, così che lui li possa “schotchiare” e osservare dispiegati davanti a sé, più questo consoliderà la propria capacità empatica, la tendenza a saper regolare le emozioni e a creare un clima di fiducia, rafforzando in questo modo la sua empowering leadership.

In altre parole, i leader “consapevoli” sono percepiti come coach capaci di promuovere emozioni positive nel gruppo di lavoro di cui incoraggiano gli sforzi creativi.
Il leader “consapevole” aiuta il gruppo a prendere consapevolezza delle aree in cui ha bisogno di crescere; a dare il feedback positivo quando il gruppo lavora bene; a sollecitare proposte condivise per migliorare i risultati; ad aiutare a vedere i problemi come un’opportunità, incoraggiando il gruppo a risolverli autonomamente e in modo innovativo.

Biagia Diana