Riflessioni sul coaching: ne parliamo con Fabrizia Ingenito

2 Giugno 2019 14:40
8 min.

La nostra serie di conversazioni ci porta oggi a dialogare con Fabrizia Ingenito nella sua veste di coach di lunga esperienza. Fabrizia è un Executive & Corporate Coach, PCC (Professional Certified Coach ICF), lavora con aziende nazionali e multinazionali per lo sviluppo professionale individuale e di team. Ha ricoperto nel 2012 il ruolo di Presidente dell’International Coach Federation

Fabrizia Ingenito

Italia (ICF-Italia). Docente in master di coaching professionale, Mentor Coach & Supervisore, si dedica alla formazione e allo sviluppo di coach professionisti. Autrice dei libri “Conciliare con il coaching” edito da  Franco Angeli e “I capi sono soli” edito da Aracne.

Da quando ti occupi di coaching e cosa rappresenta per te?
Dal 2006. Mi sono incuriosita, riconosciuta in quello che leggevo sul coaching e ho cominciato subito a formarmi. Per me è una grande passione, a volte faccio fatica a considerarlo un lavoro, fa ormai parte di me.

Si parla molto di digital transformation: che senso ha questo concetto con riferimento al coaching?
Ha reso il coaching più accessibile. In termini di strumenti è un ausilio che ampia le possibilità di contatto. Quando io ho cominciato, le sessioni a distanza erano soltanto telefoniche. Oggi abbiamo tante possibilità di connessione che permettono di lavorare con tutto il mondo stando seduti alla scrivania di casa, con notevole vantaggio di accesso facile e veloce ed anche di risparmio di costi .

Quali sono gli aspetti del coaching che ti stimolano maggiormente come coach?
La cosa che più mi appassiona è vedere le persone fare belle scoperte su sé stesse o raggiungere traguardi per i quali non ritenevano di avere la capacità, e tornare a casa sapendo che in qualche modo ho contribuito alla loro soddisfazione e benessere. Sono dei momenti che oserei definire “magici”

Il tuo libro “I capi sono soli” parla principalmente di impieghi aziendali del coaching: sembra che le aziende abbiano compreso il valore del coaching e lo utilizzino sempre più. A livello di grande pubblico, però, il coaching rimane ancora poco conosciuto ed utilizzato. Perché a tuo avviso e cosa serve per colmare questo gap?
C’è molta confusione e diversi orientamenti nel coaching, quindi non è semplicissimo scegliere un coach con la consapevolezza e i criteri necessari per orientarsi. Le aziende, che hanno una visione più consapevole del coaching, sono infatti diventate severe nella scelta dei coach: selezionano coach con credenziali e valutano attentamente la loro formazione ed esperienza. Anche “ I capi sono soli” vuole essere un esperimento di avvicinamento al coaching : un coach virtuale cui possiamo accostarci per fare un’ esperienza più “riservata” , attraverso le pagine di un libro. Ovviamente questo non è paragonabile con una esperienza diretta, ma può essere un primo approccio per avvicinarsi alla materia. Credo sia importantissimo fare molta informazione per abbattere pregiudizi ed errate visioni del coaching.

Su quali temi/sfide ti capita più frequentemente di offrire supporto ai tuoi clienti?
In primis temi che coinvolgono aspetti relazionali e comunicativi. Segue lo sviluppo del ruolo aziendale: soprattutto quando una persona passa da “collega” a “capo” , questo è un passaggio delicato che implica la conversione di molti rapporti e la necessità di mantenere un buon clima in condizioni mutate con la nomina. Dare feedback, soprattutto negativi, è un altro tema piuttosto ricorrente, come mantenere alta la motivazione dei singoli e dei team, soprattutto in occasione di eventi e cambiamenti aziendali.

E adesso perdonaci, ma ti facciamo una domanda da coach? Quali sono al momento le tue sfide più importanti?
Trovare qualcosa di innovativo da portare nel coaching. L’ho fatto con entrambi i miei libri. Forse dovrei scriverne un terzo?

Vorremmo congedarci chiedendoti un consiglio da offrire a chi si avvicina al coaching per la prima volta.
Fare tante domande sulla formazione del coach, sulle sue credenziali, sulle esperienze precedenti e andarle a verificare: il web in questo a spesso aiuta. Fare riferimento alle associazioni internazionali di coaching che attestano i requisiti dei coach che ne fanno parte e stipulare accordi chiari e ben definiti. Se si incontra un coach professionista, sarà lo stesso coach a dare tutte le informazioni necessarie sulle sue referenze, sul metodo, sulle condizioni economiche e su tutto ciò che è importante sapere prima di cominciare , poiché la tutela e il rispetto del cliente e delle sue esigenze, la chiarezza e la trasparenza sono la base imprescindibile di un percorso di coaching.