Pensare e affrontare lo stress. Il coaching una soluzione

lavoro azienda comportamenti 15 Febbraio 2024 12:54
8 min.

Biologia ed emozioni si intrecciano. Ci sono infiniti modi in cui la personalità le sensazioni e i pensieri riflettono e contemporaneamente influenzano ciò che accade nel corpo. I disturbi emozionali possono influenzarci sfavorevolmente e, tradotto in termini ormai familiari, lo stress può farci ammalare. La fisiologia dello stress, lo studio del modo in cui il corpo reagisce ad eventi stressanti, oggi è diventata una vera disciplina

Occorre giocare d’anticipo, fermarsi e cominciare a pensare cosa ci stressa. È importante provare a stilare una lista mentale di ciò che consideriamo stressanti per noi: le relazioni familiari, i rapporti sul lavoro, difficoltà nel conciliare vita lavorativa e familiare-sociale, il traffico, bollette in scadenza. Il neurobiologo, primatologo e scrittore statunitense Robert Sapolsky ci direbbe che se pensiamo a ciò, stiamo pensando da esseri umani, specio-centrici e ci chiederebbe: per un attimo pensate ad un animale della savana, una zebra e di colpo potrebbero comparire altre voci in cima alla lista come gravi ferite fisiche, predatori, morte per fame. Questo suggerimento è fondamentale per illustrare qualcosa di cruciale: noi uomini siamo più facilmente vittime di un’ulcera rispetto alle zebre: per gli animali come la zebra, gli eventi più scombussolanti sono le crisi fisiche acute; noi umani, invece, generiamo qualsiasi tipologia di eventi stressanti nella nostra testa, provando fortissime emozioni che comportano sconvolgimenti del corpo anche solo collegandoli a  semplici pensieri.

I meccanismi fisiologici di risposta del nostro corpo sono perfetti per gestire emergenze fisiche a breve termine, ma a lungo termine cosa succede? Cosa succede ancora se pensiamo che la soluzione sia mantenere tutto sotto controllo?

Il controllo non è funzionale sul piano psicologico, come non lo è un principio secondo cui riesco a gestire lo stress aumentando la quantità percepita di controllo nella vita. Noi abbiamo solo la percezione del senso di controllo, non la quantità reale. Riduce lo stress il provare un senso di controllo quando accade qualcosa di spiacevole o di pesante? Più disastroso è uno stressor, peggio è credere di avere avuto un certo controllo sull’esito.

Di fronte ad alcuni di essi le reazioni possono essere di svariate forme: occorre capire se è più logico cercare di modificare gli agenti stressanti (stressor) o la nostra percezione che abbiamo di essi, oppure focalizzarci sulle emozioni. Può ridurre lo stress il semplice fatto di ammettere che stiamo soffrendo emotivamente per quella particolare situazione. Ma non tutti tendiamo verso lo stesso stile di comportamento rispetto allo stressor. Una donna, in media, tende verso stili di reazione basati sull’emozione o sulla relazione mentre l’uomo tende verso approcci mirati alla risoluzione di problemi. Ed ancora: a prescindere da quale sia lo stile più innato in ciascuno, un punto chiave è che stili diversi tendono a funzionare meglio in circostanze diverse. A questo proposito gli studi del professore e psicologo Martin Seligman ci hanno dimostrato quanto sia salutare essere in grado di cambiare locus : quando accade qualcosa di bello è il caso di pensare che questo sia derivato dai propri meriti, quando l’esito è negativo è il caso di credere che sia dovuto a qualcosa fuori dal proprio controllo, che sia un evento transitorio e con implicazioni molto locali e limitate.

Quale allora il suggerimento che ne deriva quando viviamo un rapporto di lavoro frustrante, una relazione con il proprio capo incompatibile, un eccesso di lavoro, una mancanza di confini tra vita personale e professionale: avere la flessibilità di individuare nuove strade, mentre noi al contrario, quando ci accade qualcosa di negativo, applichiamo una delle risposte più comuni: torniamo indietro e ci lavoriamo su due volte più sodo del solito; a volte funziona, ma è raro. Trovare risorse nuove è spesso tutto quello che serve

Troviamo la strategia che fa bene a noi, sapendo che non esiste una ricetta valida per tutti, ma adattando e tenendo presenti le nostre esigenze e preferenze individuali; si può scegliere se affrontare il cambiamento da solo o affidandoti ad un Coach che non è né un insegnante, né un consulente, né uno psicoterapeuta. È un professionista che ti accompagna in un processo di consapevolezza finalizzato ad esplorare situazioni che per te sono fonti specifiche di stress, ad identificare emozioni e opinioni che condizionano il tuo agire, ad individuare risorse interne ed esterne che ti possono aiutare nell’affrontare le sfide con flessibilità ed adattabilità, a scoprire nuovi punti di vista , ad ideare un piano d’azione realistico utile a definire e realizzare ciò che vuoi per te. Il coach per deontologia professionale manterrà sempre la riservatezza più totale rispetto a quanto condiviso durante le sessioni di coaching.

Reagire allo stress può consistere nel voler abbattere muri, ma a volte può consistere nell’essere “una foglia d’erba, investita e piegata dal vento ma che è ancora lì quando il vento è andato via “.
Daniela Pagano