Il “Benvenuto” in una sessione di coaching

benvenuto 30 Marzo 2022 07:00
9 min.

La qualità del pensiero ha un impatto fondamentale sui nostri comportamenti, sul nostro modo di valutare le situazioni e sulle modalità di interazione con gli altri. Migliorare la qualità di pensiero significa privilegiare il pensiero consapevole e controllabile, evitando che pensieri “inconsapevoli e disturbanti” possano sabotare il perseguimento dei nostri obiettivi. Per ottenere ciò occorre trasferire nel contesto della coscienza i pensieri nascosti nella sfera dell’inconscio, ossia considerare con consapevolezza anche i pensieri inconsapevoli.

Il pensiero che ci proponiamo di creare consapevolmente è il pensiero di “Benvenuto“: verso noi stessi, verso gli altri, e in generale verso tutte le situazioni sfidanti che incontreremo.

Porsi in uno stato di Benvenuto permette di migliorare il nostro benessere proteggendoci dagli influssi negativi apportati da pensieri inconsapevoli, e permettendoci di affrontare in modo più attrezzato le situazioni, le difficoltà, le persone e gli ambienti con cui dobbiamo relazionarci e interagire

Riflettendo sul concetto di Benvenuto, il mio pensiero è andato a un episodio della mitologia germanica: in una notte di tempesta il guerriero Welsungo Sigmund, ferito, stremato dalla battaglia e inseguito dai nemici, cerca riparo in una capanna nel bosco, salvo scoprire che si tratta della dimora di Hunding, guerriero nemico appartenente alla stirpe rivale. Hunding gli offre ospitalità per la notte come impone il dovere di Benvenuto, ma nel contempo lo sfida a duello per l’indomani. La vicenda finirà in tragedia, a dimostrare che il Benvenuto non può ridursi a un fatto formale, ma deve esplicitarsi in un reale comportamento “positivo” verso ciò che incontriamo, avversità comprese.

Un salto in avanti nel tempo mi porta al XIII secolo, quando San Francesco d’Assisi, nel Cantico delle creature, dà il Benvenuto alla morte chiamandola sorella. Francesco definisce la morte un fatto positivo per l’uomo devoto che, pur non potendola evitare, la potrà vivere come lieto passaggio alla vita con Dio. San Francesco coach ante litteram? Apparentemente sì in quanto è presente proprio il Benvenuto alle avversità:
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale quale nullu homo vivente pò scappare (l’ineluttabilità delle avversità stesse). Resta però il fatto che il contesto in cui tali concetti sono inseriti è quello molto particolare della celebrazione della gloria divina.

Passando a una situazione più profana, il mio ricordo va una vacanza al mare con famiglia, la notte in cui un corto circuito nelle cucine dell’albergo determinò un principio di incendio. Fu un modesto incidente con l’unica conseguenza di un po’ di fumo e di puzza di bruciato. La nostra stanza era al pianterreno e in due minuti ci trovammo in giardino assieme agli altri ospiti che mostravano atteggiamenti non propriamente di Benvenuto all’accaduto: c’era chi si abbandonava a moti di disperazione come se fosse scampato all’incendio di Chicago del 1871, chi ne approfittava per rimproverare il coniuge di non aver provveduto alla manutenzione dello scaldabagno e chi raccontava episodi del tutto inessenziali legati a catastrofi di vario genere. Mia figlia, che all’epoca aveva quattro anni, per nulla turbata correva in giro divertita dalla novità inaspettata. Poi la sera, prima di addormentarsi ci chiese: “Ma stanotte lo fanno ancora l’incendio?”. Quella domanda mi fa pensare a come i bambini, nella loro inconsapevolezza, siano spesso più propensi a dare il Benvenuto a tutte le situazioni e comunque a riuscire a “godere” di contesti che per l’adulto rappresentano quantomeno un fastidio.

Infine un ottimo esempio di interpretazione dello stato Benvenuto mi è stato evocato da un racconto dello chef modenese stellato Massimo Bottura. Un giorno il suo collaboratore Takahiko Kondo rovesciò per terra per errore una crostata al limone un momento prima di servire il piatto. Kondo si aspettava la sfuriata dal suo capo. Invece Chef Bottura, fissando il disastro, gli disse: “Taka guarda, è bellissimo!”. Da allora uno dei piatti simbolo all’Osteria La Francescana si chiama “Oops! Mi è caduta la crostata di limone”.

Ciò detto, come utilizzare il concetto di Benvenuto durante una sessione di coaching? Cercherò di rispondere alla domanda analizzando due differenti definizioni di coaching.
Secondo ICF il Coaching è – una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.
La definizione evidenzia l’obiettivo di massimizzazione del potenziale, il cui perseguimento, come abbiamo già detto, è legato alla capacità di mantenere una buona qualità di pensiero, che a sua volta viene indotta dal porsi nello stato di Benvenuto.
Anche la definizione di coaching di Timothy Gallwey citata da Sir John Whitmoresbloccare il potenziale di una persona per massimizzare le prestazioni […] non insegnando ma aiutando ad imparare – ci aiuta a comprendere la funzione del Benvenuto:
Oltre a ribadire che il coaching ha come scopo primario il miglioramento della performance Gallwey afferma infatti che il coach non è un docente / esperto ma qualcuno che accompagna nell’apprendimento creando le opportune condizioni. E quale condizione migliore per affrontare l’apprendimento (e in ultima analisi la crescita e lo sviluppo personale) se non lo stato di benvenuto?

Giulio Artom