Luigi Zampi, formatore e coach per sostenere la crescita delle persone

musica 24 Settembre 2025 11:41
8 min.

Allenare le competenze e sostenere la crescita delle persone sono attività che Luigi Zampi svolge da venticinque anni, nel mondo profit e no-profit. Come ci chiarirà in questa intervista, Zampi è un coach e un formatore, ma anche un appassionato critico musicale, professioni che hanno consolidato le sue metodologie e i suoi strumenti per aiutare le persone nella loro crescita avendo sempre presente la dignità come base nei rapporti umani.

Luigi Zampi
Luigi Zampi

Perché un formatore comportamentale come lei ha deciso di diventare anche coach?
Fare formazione sulle competenze mi ha sempre dato molta soddisfazione perché permette alle persone di fare esperienze insieme agli altri e allenare le competenze (per esempio la capacità di ascoltare un collaboratore) anche attraverso il confronto con gli altri. Quello che mi è sempre mancato nella formazione è poter seguire il percorso individuale di miglioramento di un singolo partecipante, cosa che in aula non si può fare in modo continuativo. Il coaching mi permette di aiutare la singola persona a definire obiettivi individuali e portarli avanti nel confronto con me.

Cosa si porta dall’esperienza di formatore nel coaching?
A parte la formazione specifica che ho avuto per ricevere la certificazione come coach sicuramente l’esperienza d’aula mi ha permesso di sviluppare una sincera capacità di ascolto dei problemi, dei vissuti e delle emozioni delle persone. Nel coaching questo serve molto perché è la base per poter aiutare attraverso le domande potenti. L’altro elemento sviluppato in aula che porto nel coaching è l’attenzione all’aspetto pratico delle discussioni: tendo naturalmente ad invitare le persone a identificare idee e azioni per fare meglio e questo è un approccio pragmatico che in genere è apprezzato.

Non le scappa mai un suggerimento alla/al coachee nonostante il coach debba lavorare principalmente sulle risorse del coachee?
Se le dicessi di no le mentirei, si tratta però di definire i differenti cappelli già da subito. Intendo che ci può essere un momento in cui posso dare un suggerimento o un feedback ma devo dichiarare da subito che se succederà mi leverò il cappello da coach per indossare quello del consulente. Non è certo la regola ma può capitare, esclusivamente nelle aree in cui ho una competenza come la leadership. Non sono certo un tuttologo e lascio al coachee la responsabilità di identificare cosa va fatto, questa è l’essenza del coaching.

A proposito di quest’ultimo aspetto: le è mai capitato di dover approfondire sull’obiettivo dichiarato e scoprire con lei/lui che il vero obiettivo è un altro? Un caso concreto?
Mi è capitato spesso che l’obiettivo dichiarato sia troppo generico per essere realistico e affrontato in modo concreto. Con le domande relative al focus si approfondisce il vero perché e spesso si scopre che l’obiettivo è parzialmente diverso da come era stato inizialmente declinato. Mi ricordo di quel manager che voleva assolutamente imparare a gestire i conflitti quando invece, approfondendo, abbiamo visto insieme che aveva un problema di comunicazione troppo assertiva con tutti ed era quella che doveva migliorare.

Ė un appassionato di musica e ci tiene a dirlo, cosa c’entra col coaching?
Beh, ci tengo a dirlo perché se uno vuole entrare in relazione con me è il canale principale da cui partire. E poi mi fa piacere che si sappia. A parte questo la musica per me è un modo per parlare delle mie e delle altrui emozioni e nel coaching è importante che le emozioni escano fuori e se ne parli. Non sto dicendo che faccio ascoltare canzoni al coachee! Però è una questione di sensibilità e di attenzione alle emozioni della persona che si affida a me come coach.

Ha mai pensato di invitare a riflettere su un testo di una canzone per meglio comprendere i comportamenti da assumere rispetto alla crescita dei modelli comportamentali? Se le dicessi da coachee che non riesco a conciliare il tempo lavorativo con quello professionale mi consiglierebbe una canzone con la quale riflettere o magari provare a puntellare miei nuovi comportamenti?
Lo faccio spesso nelle mie formazioni d’aula e nel coaching ho citato più volte alcune canzoni che sono d’ispirazione per iniziare a discutere degli obiettivi. Sul tema della cattiva gestione del tempo citerei sicuramente “C’è tempo” di Ivano Fossati, che smaschera ogni alibi su ciò che non abbiamo tempo per fare.