Vincenzo Ponterio si racconta: imprenditoria, coaching, mindfulness.

20 Gennaio 2021 07:00
12 min.

Sono tanti gli argomenti che affrontiamo con Vincenzo Ponterio, un professionista con una lunga storia di successo, anche imprenditoriale. Le parole e le competenze di Vincenzo Ponterio sono nn’apertura utile a darci diverse coordinate sullo sviluppo della persona.

Ponterio Vincenzo

Lei ha creato la prima start up italiana nel settore del turismo extralberghiero. Ci racconta di quella esperienza e come mai è finita?

Ho vissuto in Sud Africa per un certo periodo, essendo una nazione di forte impatto culturale anglossassone ho scoperto che tra le varie formule di turismo offerte c’era la possibilità di pernottare presso case private, il Bed & Breakfast. Tornato in Italia, alcuni anni dopo mi sono chiesto come mai in un paese come il nostro a grande vocazione turistica questa formula non esistesse. Da qui è nata l’idea di costruire la prima rete italiana di B&B , operazione che ha richiesto più di un anno, e successivamente il primo portale di prenotazione online interamente ed esclusivamente dedicato a questo tipo di offerta turistica. Dopo 20 anni di crescita ininterrotta ed un network di oltre 5000 strutture rappresentate, e dopo avere esportato lo stesso modello di business in Francia ed in Brasile, non ho saputo resistere all’offerta di acquisto da parte di un importante gruppo internazionale.

Alla luce di quella esperienza e quella attuale di coach le chiedo tre suggerimenti da dare a chi prova a costruire una sua attività imprenditoriale soprattutto in questi tempi così complicati.

Primo, non avere paura di sognare. Ogni individuo ha una sua unicità ed è in grado di esprimere il proprio talento, non importa in quale campo, indipendentemente dalle condizioni ambientali più o meno favorevoli. Secondo, i progetti nascono nella nostra mente prima di essere messi in pratica, a tale proposito un suggerimento utile è quello di cominciare a visualizzare il proprio progetto partendo dalla fine, ovvero dalla realizzazione dello stesso, come vedere un film partendo dalla scena finale prima dei titoli di coda. Terzo, focalizzarsi sulla piena soddisfazione non solo dei propri clienti ma anche su quella dei propri collaboratori. Questi ultimi saranno gli artefici del nostro successo solo se si sentiranno coinvolti in un progetto nel quale saranno in grado di esprimere tutto il loro potenziale, la loro testa e il loro cuore.

Ci spiega la sua attività di istruttore di mindfulness? In cosa differisce e in cosa è simile l’attività di coaching?

La mindfulness è ormai un protocollo riconosciuto universalmente dalla scienza anche in ambito clinico. La pratica di minfulness per la riduzione dello stress ( MBSR ) è quella più diffusa nel mondo, in grado di offrire a chi la pratica risultati concreti senza ricorrere all’utilizzo di farmaci, in poche settimane e con pochi minuti di allenamento quotidiano, nel quale impariamo a “vivere” la nostra presenza e a “sentire” il nostro corpo e le nostre emozioni, con benefici evidenti per la nostra salute.
Il coaching invece è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo o di una organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sulla individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento/cambiamento autodeterminati e realizzati attraverso un piano di azione. Il coach è un allenatore delle potenzialità, aiuta il cliente a scoprire le sue e a metterle a frutto, in un percorso semplice e in un tempo determinato. Il coach dunque in quanto allenatore è responsabile del processo, non degli obiettivi che devono essere autodeterminati dal cliente e sui quali ha scelto di allenarsi.

Da cosa riconosce un potenziale talento e come lo si supporta in un percorso di coaching?

È mia ferma convinzione che ogni essere umano nella sua unicità abbia un talento da esprimere. Ci sono persone che prima o poi nella vita decidono di entrare in contatto con il proprio talento, di scoprirlo e di coltivarlo, così come si nutre un germoglio di una pianta. I clienti che entrano in un rapporto di coaching sviluppano nuove prospettive rispetto a sfide e opportunità, accrescono la propria capacità decisionale, aumentano l’efficacia nelle relazioni, rafforzano la fiducia nella propria abilità di gestire ruoli, migliorando in tal modo sia le performance sia la qualità della propria vita

La sua è una consolidata esperienza di coaching con molte e diverse persone con le quali ha intrapreso un percorso. Ci racconta uno dei più significativi percorsi e ce ne spiega il perché è importante?

Uno dei percorsi di coaching più interessanti della mia carriera risale allo scorso anno quando ho conosciuto per caso in treno un dirigente d’azienda, più o meno della mia età, padre di famiglia e da pochi mesi licenziato dalla sua ditta. La vergogna e il giudizio sociale, il non potersi più permettere i beni materiali a cui era abituato, la mancanza di ancoraggi emotivi , lo avevano fatto sprofondare in una crisi al limite della depressione. Ho ascoltato con interesse la sua storia per tutta la durata del viaggio, e quando ci siamo lasciati, dopo esserci scambiati i biglietti da visita, mi ha confidato che non gli era mai capitato di sentirsi così a suo agio nel parlare di cose così private con uno sconosciuto, e soprattutto di avere l’impressione di sentirsi ascoltato come non gli era mai successo. Da questo incontro casuale ( sappiamo che nulla succede per caso ) ne è nato un percorso di coaching al termine del quale quest’uomo ancora giovane e pieno di esperienza, ha avuto il coraggio di ripensare alle sue priorità e di lavorare sodo sul suo piano di azione. Ho scelto di parlare di questo episodio per sottolineare l’importanza del creare una relazione, tutto è nato dalla esperienza di ascolto autentico che questa persona ha sperimentato, e mi ha ricordato quanto l’ascolto, unito alla autenticità, siano due caratteristiche imprescindibili per un buon coach.
p.s.: nel mandarmi gli auguri di Natale, questa persona mi ha comunicato la sua recente nomina a Direttore Commerciale dell’azienda concorrente a quella per cui lavorava…

Chi è Vincenzo Ponterio oltre il professionista e imprenditore? Non sembrano poche le giornate che dedica alle sue passioni inclusa quella di volontario. Occorre anche una certa capacità di muoversi tra le varie attività…

Il percorso di coaching che intrapresi su di me anni fa mi portò a conoscermi meglio e a definire quelle che ancora oggi sono le mie priorità, non sempre riesco a centrare i miei obiettivi, ma mi sento “in cammino” il che significa andare in una direzione autodeterminata e rialzarmi ogni volta che cado, cercando di fare tesoro dell’esperienza per non ripetere gli stessi errori. Non ho una ricetta magica, credo semplicemente che la vita sia fatta principalmente di tre ambiti ( famiglia, professione, vita sociale ) nei quali dobbiamo nutrire tutti gli elementi che fanno di noi un membro della razza umana, ovvero lo spirito, il corpo e la mente, cercando se possibile un buon equilibrio. Non è facile ed è un percorso che può impegnare tutta una vita, ma vi garantisco che ne vale la pena.